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  • Pellicciotti Tito (Barisciano, AQ 1871 - 1950) Carovana nel deserto
    olio su tela su faesite
    firma in basso a sinistra
    Misure: cm 37 x 49

    STIMA:
    min € 600 - max € 600
  • Panza Giovanni (Napoli 1894 - 1989) Marina di Napoli
    olio su tavoletta
    firma: in basso a destra
    misure: cm 30 x 40
    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
    Base Asta:
    € 600

  • LELLI GIOVAN BATTISTA (Milano 1827 - 1887) Veduta di Lago
    olio su tela
    firma  in basso  a destra
    Misure: cm  55,5 x 69




    STIMA:
    min € 1000 - max € 1000
  • Pratella Attilio ( Lugo -RA 1856 - Napoli 1949) Marina di Napoli 1915
    olio su cartoncino
    Firma e data in basso a destra
    Misure: cm 14,5 x 18,5
    STIMA:
    min € 400 - max € 400
  • Solari Achille (Napoli 1835 - 1884) Veduta di Sorrento
    olio su cartoncino
    firma: in basso a sinistra
    misure: cm 16,5 x 21,5
    STIMA:
    min € 1600 - max € 1800
    Base Asta:
    € 900

  • Pratella Attilio (Lugo di Romagna, RA 1856 - Napoli 1949) Il Vesuvio
    olio su cartone
    firma: in basso a sinistra
    misure: cm 15 x 18
    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
    Base Asta:
    € 350

  • Galante Francesco (Margherita di Savoia, FG 1884 - Napoli 1972) Riflessioni 1963
    olio su tela
    firma e data in basso a destra
    misure: cm 72 x 32
    osservazioni: a tergo firmato e iscritto
    STIMA:
    min € 1500 - max € 2000
    Base Asta:
    € 750

  • Battaglia Domenico (Napoli 1842/44 - dopo il 1921) Chiesa dei Gerolomini -Napoli-
    olio su tela
    firma: in basso a destra
    misure cm 80 x 114
    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 1300

  • Brancaccio Carlo (Napoli 1861 - 1920) La guardiana delle oche 1888
    olio su tavola
    firma e data: in basso a sinistra
    misure: cm 19,5 x 29,5
    STIMA:
    min € 1500 - max € 2000
    Base Asta:
    € 500

  • Tatafiore Mario (Napoli 1953) Il faro del deserto 2025
    tecnica mista su tela
    firma e data: in basso al centro
    misure: cm 40 x 50
    osservazioni: opera priva di cornice, a tergo recante autentica dell'autore
    STIMA:
    min € 300 - max € 400
    Base Asta:
    € 150

  • Tatafiore Mario (Napoli 1953) Telecinesi 2025
    tecnica mista su tela
    firma e data: in basso a sinistra
    misure: cm 50 x 40
    osservazioni: opera priva di cornice, a tergo recante autentica dell'autore
    STIMA:
    min € 300 - max € 400
    Base Asta:
    € 150

  • Migliaro Vincenzo (Napoli 1858 - 1938) Vicolo degli Orefici
    olio su tavola
    firma: in basso a destra
    misure: cm 21 x 16
    osservazioni: opera a tergo recante timbro Roberto Conte
    STIMA:
    min € 3000 - max € 4000
    Base Asta:
    € 2000

  • Cortiello Mario (Napoli 1907 - 1981) Procida 1959
    olio su faesite
    firma e data in basso a sinistra
    misure: cm 80 x 114
    Osservazioni: cartigli galleria Mediterranea e galleria Serio
    STIMA:
    min € 2000 - max € 3000
    Base Asta:
    € 1000

  • Ballesio Francesco (Torino 1860 - Tivoli 1923) Il ritorno del trionfatore
    acquerello su carta
    firma: in basso a destra
    misure: cm 27,5 x 38
    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
    Base Asta:
    € 500

  • Pratella Attilio (Lugo di Romagna, RA 1856 - Napoli 1949) Tramonto al Vomero vecchio
    olio su tela
    firma: in basso a destra
    misure: cm 70 x 28
    osservazioni: a tergo antiche etichette di esposizioni

    Con la nascita del primogenito Fausto (che lo seguirà poi nella professione di artista) Attilio Pratella e la moglie Annunziata Belmonte decisero di trasferirsi sulla collina del Vomero. Quello che oggi l’abitante locale e di frequente il turista vivono come uno dei quartieri più prestigiosi della città, era al tempo una zona assai diversa, per lo più immersa nel verde: palazzine e villette dell’aristocrazia si andavano via via costruendo solo attorno alla piazza Vanvitelli, contrapponendosi al cosiddetto “Vomero vecchio”, ovvero l’Arenella, che conservò ancora per un po’ l’aspetto di vero e proprio luogo di villeggiatura, adorno magari giusto di qualche osteria. L’arrivo in via Luca Giordano di Pratella, che di fatto così raggiungeva il collega ed amico Giuseppe Casciaro (allora residente nei pressi di San Martino), va poi collocato all’interno di un più ampio fenomeno che vide costituirsi una sorta di colonia di artisti nell’area collinare, tutti intenti nella ricerca di un più spontaneo ed immersivo rapporto con la natura e col paesaggio, a differenza di coloro i quali rimanevano in città, radunati in caffè e birrerie quale il celebre Gambrinus: non va escluso che “i Vomeresi” (come presto furono appellati) volessero più o meno consapevolmente emulare quei gruppi di artisti di cui tante notizie arrivavano dalla Francia, barbisonniers ed impressionisti innanzitutto.
    Ciò che dunque si presentò sul Vomero alla vista di Pratella certo stimolò fortemente l’immaginazione del maestro, ed appunto da allora in poi si manifestò molta della sua migliore produzione, tutt’oggi assai ricercata dai collezionisti. Attilio infatti aveva ormai recepito la lezione che dai tempi dei posillipisti Giacinto Gigante aveva lasciato in eredità alla scuola napoletana, ovvero che l’essenza della pittura di paesaggio stava nell’interpretare la natura attraverso il proprio io intimo e lirico, rendendo così tangibile un substrato emotivo che andasse oltre la mera imitazione del vero: un’arte insomma “sentita”, che «si faceva più per istinto e poesia che per cultura e ragionamento» (Schettini 1954, p. 17), assai diversa cioè dalle ricerche dei più “freddi” pittori nordici. A questa fondamentale conquista estetica Pratella giunse guidato anche da altri indiscussi maestri della scuola napoletana: innanzitutto Edoardo Dalbono che, probabilmente quale migliore continuatore della poetica di Giagante, riuscì come è noto sempre a raffigurare il capoluogo partenopeo con feconda e mirabile capacità immaginifica, forse aprendo per primo gli occhi ad Attilio sulla natura profondamente ed autenticamente fantastica del paesaggio di Napoli e dintorni. L’altro modello è da ricercarsi invece nella produzione di Giuseppe De Nittis, che nel superamento della tradizionale dicotomia luce-ombra, ovvero nel trattamento di quest’ultima come luce di diversa specie, degrado del colore e non assenza di esso, era pervenuto in modo del tutto indipendente ai medesimi principii teorici dell’Impressionismo francese (ed infatti Pratella non sentì mai il bisogno di seguire questa corrente tanto di moda, ritrovando in Napoli ed i suoi pittori tutto ciò di cui necessitava per la propria arte!).
    L’opera proposta ci pare mostri influenze evidenti dei grandi artisti sopracitati: gli aranci ed i rosa tipicamente dalboniani saltano subito all’occhio, ad esempio, nonostante nello schema compositivo del dipinto essi vadano a delineare la linea dell’orizzonte, che così sembra quasi balzare in primo piano; ancora più lodevole, tuttavia, appare all’occhio esperto l’ampio ventaglio dei toni di grigio che, pure propri di Edoardo Dalbono (ed in parte di De Nittis), di quella pittura cioè vagamente opalescente che come la madreperla adornante le Sirene della celebre “Leggenda” restituiva un’immagine di Napoli vaporosa ed eterea, erano in realtà già parte integrante e peculiare della tavolozza di Attilio Pratella, che seppe sempre declinarli con una poetica malinconia che pare connaturata agli artisti settentrionali.
    Fra le molte opere del maestro bolognese in grado di suggerirci la stagione e talvolta l’orario (grosso modo, almeno) di esecuzione, che pure Pratella stesso spesso annotava, tanto che più critici hanno parlato di «pittura barometrica», la tela in asta sembra in conclusione non fare eccezione, immergendo coi suoi «cieli di un fulgore che a poco a poco degrada dietro una collina […] mentre un senso di pace si spande all’intorno» (Schettini 1954, p. 57) l’osservatore in un caldo pomeriggio estivo sulla collina del Vomero.
    STIMA:
    min € 8000 - max € 10000
    Base Asta:
    € 3000

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  • Lotto 140  

    Pellicciotti Tito

    Carovana nel deserto
    olio su tela su faesite
    firma in basso a sinistra
    Misure: cm 37 x 49

    STIMA min € 600 - max € 600

    Lotto 140  

    Pellicciotti Tito

    Pellicciotti Tito (Barisciano, AQ 1871 - 1950) Carovana nel deserto
    olio su tela su faesite
    firma in basso a sinistra
    Misure: cm 37 x 49



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 140  

    Panza Giovanni

    Marina di Napoli
    olio su tavoletta
    firma: in basso a destra
    misure: cm 30 x 40
    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Lotto 140  

    Panza Giovanni

    Panza Giovanni (Napoli 1894 - 1989) Marina di Napoli
    olio su tavoletta
    firma: in basso a destra
    misure: cm 30 x 40


    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 140  

    LELLI GIOVAN BATTISTA

    Veduta di Lago
    olio su tela
    firma  in basso  a destra
    Misure: cm  55,5 x 69




    STIMA min € 1000 - max € 1000

    Lotto 140  

    LELLI GIOVAN BATTISTA

    LELLI GIOVAN BATTISTA (Milano 1827 - 1887) Veduta di Lago
    olio su tela
    firma  in basso  a destra
    Misure: cm  55,5 x 69






    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 140  

    Pratella Attilio

    Marina di Napoli 1915
    olio su cartoncino
    Firma e data in basso a destra
    Misure: cm 14,5 x 18,5
    STIMA min € 400 - max € 400

    Lotto 140  

    Pratella Attilio

    Pratella Attilio ( Lugo -RA 1856 - Napoli 1949) Marina di Napoli 1915
    olio su cartoncino
    Firma e data in basso a destra
    Misure: cm 14,5 x 18,5


    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 140  

    Solari Achille

    Veduta di Sorrento
    olio su cartoncino
    firma: in basso a sinistra
    misure: cm 16,5 x 21,5
    STIMA min € 1600 - max € 1800

    Lotto 140  

    Solari Achille

    Solari Achille (Napoli 1835 - 1884) Veduta di Sorrento
    olio su cartoncino
    firma: in basso a sinistra
    misure: cm 16,5 x 21,5


    1 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 140  

    Pratella Attilio

    Il Vesuvio
    olio su cartone
    firma: in basso a sinistra
    misure: cm 15 x 18
    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 140  

    Pratella Attilio

    Pratella Attilio (Lugo di Romagna, RA 1856 - Napoli 1949) Il Vesuvio
    olio su cartone
    firma: in basso a sinistra
    misure: cm 15 x 18


    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 140  

    Galante Francesco

    Riflessioni 1963
    olio su tela
    firma e data in basso a destra
    misure: cm 72 x 32
    osservazioni: a tergo firmato e iscritto
    STIMA min € 1500 - max € 2000

    Lotto 140  

    Galante Francesco

    Galante Francesco (Margherita di Savoia, FG 1884 - Napoli 1972) Riflessioni 1963
    olio su tela
    firma e data in basso a destra
    misure: cm 72 x 32
    osservazioni: a tergo firmato e iscritto


    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 140  

    Battaglia Domenico

    Chiesa dei Gerolomini -Napoli-
    olio su tela
    firma: in basso a destra
    misure cm 80 x 114
    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Lotto 140  

    Battaglia Domenico

    Battaglia Domenico (Napoli 1842/44 - dopo il 1921) Chiesa dei Gerolomini -Napoli-
    olio su tela
    firma: in basso a destra
    misure cm 80 x 114


    1 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 140  

    Brancaccio Carlo

    La guardiana delle oche 1888
    olio su tavola
    firma e data: in basso a sinistra
    misure: cm 19,5 x 29,5
    STIMA min € 1500 - max € 2000

    Lotto 140  

    Brancaccio Carlo

    Brancaccio Carlo (Napoli 1861 - 1920) La guardiana delle oche 1888
    olio su tavola
    firma e data: in basso a sinistra
    misure: cm 19,5 x 29,5


    1 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 140  

    Tatafiore Mario

    Il faro del deserto 2025
    tecnica mista su tela
    firma e data: in basso al centro
    misure: cm 40 x 50
    osservazioni: opera priva di cornice, a tergo recante autentica dell'autore
    STIMA min € 300 - max € 400

    Lotto 140  

    Tatafiore Mario

    Tatafiore Mario (Napoli 1953) Il faro del deserto 2025
    tecnica mista su tela
    firma e data: in basso al centro
    misure: cm 40 x 50
    osservazioni: opera priva di cornice, a tergo recante autentica dell'autore


    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 141  

    Tatafiore Mario

    Telecinesi 2025
    tecnica mista su tela
    firma e data: in basso a sinistra
    misure: cm 50 x 40
    osservazioni: opera priva di cornice, a tergo recante autentica dell'autore
    STIMA min € 300 - max € 400

    Lotto 141  

    Tatafiore Mario

    Tatafiore Mario (Napoli 1953) Telecinesi 2025
    tecnica mista su tela
    firma e data: in basso a sinistra
    misure: cm 50 x 40
    osservazioni: opera priva di cornice, a tergo recante autentica dell'autore


    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 141  

    Migliaro Vincenzo

    Vicolo degli Orefici
    olio su tavola
    firma: in basso a destra
    misure: cm 21 x 16
    osservazioni: opera a tergo recante timbro Roberto Conte
    STIMA min € 3000 - max € 4000

    Lotto 141  

    Migliaro Vincenzo

    Migliaro Vincenzo (Napoli 1858 - 1938) Vicolo degli Orefici
    olio su tavola
    firma: in basso a destra
    misure: cm 21 x 16
    osservazioni: opera a tergo recante timbro Roberto Conte


    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 141  

    Cortiello Mario

    Procida 1959
    olio su faesite
    firma e data in basso a sinistra
    misure: cm 80 x 114
    Osservazioni: cartigli galleria Mediterranea e galleria Serio
    STIMA min € 2000 - max € 3000

    Lotto 141  

    Cortiello Mario

    Cortiello Mario (Napoli 1907 - 1981) Procida 1959
    olio su faesite
    firma e data in basso a sinistra
    misure: cm 80 x 114
    Osservazioni: cartigli galleria Mediterranea e galleria Serio


    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 141  

    Ballesio Francesco

    Il ritorno del trionfatore
    acquerello su carta
    firma: in basso a destra
    misure: cm 27,5 x 38
    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Lotto 141  

    Ballesio Francesco

    Ballesio Francesco (Torino 1860 - Tivoli 1923) Il ritorno del trionfatore
    acquerello su carta
    firma: in basso a destra
    misure: cm 27,5 x 38


    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 141  

    Pratella Attilio

    Tramonto al Vomero vecchio
    olio su tela
    firma: in basso a destra
    misure: cm 70 x 28
    osservazioni: a tergo antiche etichette di esposizioni

    Con la nascita del primogenito Fausto (che lo seguirà poi nella professione di artista) Attilio Pratella e la moglie Annunziata Belmonte decisero di trasferirsi sulla collina del Vomero. Quello che oggi l’abitante locale e di frequente il turista vivono come uno dei quartieri più prestigiosi della città, era al tempo una zona assai diversa, per lo più immersa nel verde: palazzine e villette dell’aristocrazia si andavano via via costruendo solo attorno alla piazza Vanvitelli, contrapponendosi al cosiddetto “Vomero vecchio”, ovvero l’Arenella, che conservò ancora per un po’ l’aspetto di vero e proprio luogo di villeggiatura, adorno magari giusto di qualche osteria. L’arrivo in via Luca Giordano di Pratella, che di fatto così raggiungeva il collega ed amico Giuseppe Casciaro (allora residente nei pressi di San Martino), va poi collocato all’interno di un più ampio fenomeno che vide costituirsi una sorta di colonia di artisti nell’area collinare, tutti intenti nella ricerca di un più spontaneo ed immersivo rapporto con la natura e col paesaggio, a differenza di coloro i quali rimanevano in città, radunati in caffè e birrerie quale il celebre Gambrinus: non va escluso che “i Vomeresi” (come presto furono appellati) volessero più o meno consapevolmente emulare quei gruppi di artisti di cui tante notizie arrivavano dalla Francia, barbisonniers ed impressionisti innanzitutto.
    Ciò che dunque si presentò sul Vomero alla vista di Pratella certo stimolò fortemente l’immaginazione del maestro, ed appunto da allora in poi si manifestò molta della sua migliore produzione, tutt’oggi assai ricercata dai collezionisti. Attilio infatti aveva ormai recepito la lezione che dai tempi dei posillipisti Giacinto Gigante aveva lasciato in eredità alla scuola napoletana, ovvero che l’essenza della pittura di paesaggio stava nell’interpretare la natura attraverso il proprio io intimo e lirico, rendendo così tangibile un substrato emotivo che andasse oltre la mera imitazione del vero: un’arte insomma “sentita”, che «si faceva più per istinto e poesia che per cultura e ragionamento» (Schettini 1954, p. 17), assai diversa cioè dalle ricerche dei più “freddi” pittori nordici. A questa fondamentale conquista estetica Pratella giunse guidato anche da altri indiscussi maestri della scuola napoletana: innanzitutto Edoardo Dalbono che, probabilmente quale migliore continuatore della poetica di Giagante, riuscì come è noto sempre a raffigurare il capoluogo partenopeo con feconda e mirabile capacità immaginifica, forse aprendo per primo gli occhi ad Attilio sulla natura profondamente ed autenticamente fantastica del paesaggio di Napoli e dintorni. L’altro modello è da ricercarsi invece nella produzione di Giuseppe De Nittis, che nel superamento della tradizionale dicotomia luce-ombra, ovvero nel trattamento di quest’ultima come luce di diversa specie, degrado del colore e non assenza di esso, era pervenuto in modo del tutto indipendente ai medesimi principii teorici dell’Impressionismo francese (ed infatti Pratella non sentì mai il bisogno di seguire questa corrente tanto di moda, ritrovando in Napoli ed i suoi pittori tutto ciò di cui necessitava per la propria arte!).
    L’opera proposta ci pare mostri influenze evidenti dei grandi artisti sopracitati: gli aranci ed i rosa tipicamente dalboniani saltano subito all’occhio, ad esempio, nonostante nello schema compositivo del dipinto essi vadano a delineare la linea dell’orizzonte, che così sembra quasi balzare in primo piano; ancora più lodevole, tuttavia, appare all’occhio esperto l’ampio ventaglio dei toni di grigio che, pure propri di Edoardo Dalbono (ed in parte di De Nittis), di quella pittura cioè vagamente opalescente che come la madreperla adornante le Sirene della celebre “Leggenda” restituiva un’immagine di Napoli vaporosa ed eterea, erano in realtà già parte integrante e peculiare della tavolozza di Attilio Pratella, che seppe sempre declinarli con una poetica malinconia che pare connaturata agli artisti settentrionali.
    Fra le molte opere del maestro bolognese in grado di suggerirci la stagione e talvolta l’orario (grosso modo, almeno) di esecuzione, che pure Pratella stesso spesso annotava, tanto che più critici hanno parlato di «pittura barometrica», la tela in asta sembra in conclusione non fare eccezione, immergendo coi suoi «cieli di un fulgore che a poco a poco degrada dietro una collina […] mentre un senso di pace si spande all’intorno» (Schettini 1954, p. 57) l’osservatore in un caldo pomeriggio estivo sulla collina del Vomero.
    STIMA min € 8000 - max € 10000

    Lotto 141  

    Pratella Attilio

    Pratella Attilio (Lugo di Romagna, RA 1856 - Napoli 1949) Tramonto al Vomero vecchio
    olio su tela
    firma: in basso a destra
    misure: cm 70 x 28
    osservazioni: a tergo antiche etichette di esposizioni

    Con la nascita del primogenito Fausto (che lo seguirà poi nella professione di artista) Attilio Pratella e la moglie Annunziata Belmonte decisero di trasferirsi sulla collina del Vomero. Quello che oggi l’abitante locale e di frequente il turista vivono come uno dei quartieri più prestigiosi della città, era al tempo una zona assai diversa, per lo più immersa nel verde: palazzine e villette dell’aristocrazia si andavano via via costruendo solo attorno alla piazza Vanvitelli, contrapponendosi al cosiddetto “Vomero vecchio”, ovvero l’Arenella, che conservò ancora per un po’ l’aspetto di vero e proprio luogo di villeggiatura, adorno magari giusto di qualche osteria. L’arrivo in via Luca Giordano di Pratella, che di fatto così raggiungeva il collega ed amico Giuseppe Casciaro (allora residente nei pressi di San Martino), va poi collocato all’interno di un più ampio fenomeno che vide costituirsi una sorta di colonia di artisti nell’area collinare, tutti intenti nella ricerca di un più spontaneo ed immersivo rapporto con la natura e col paesaggio, a differenza di coloro i quali rimanevano in città, radunati in caffè e birrerie quale il celebre Gambrinus: non va escluso che “i Vomeresi” (come presto furono appellati) volessero più o meno consapevolmente emulare quei gruppi di artisti di cui tante notizie arrivavano dalla Francia, barbisonniers ed impressionisti innanzitutto.
    Ciò che dunque si presentò sul Vomero alla vista di Pratella certo stimolò fortemente l’immaginazione del maestro, ed appunto da allora in poi si manifestò molta della sua migliore produzione, tutt’oggi assai ricercata dai collezionisti. Attilio infatti aveva ormai recepito la lezione che dai tempi dei posillipisti Giacinto Gigante aveva lasciato in eredità alla scuola napoletana, ovvero che l’essenza della pittura di paesaggio stava nell’interpretare la natura attraverso il proprio io intimo e lirico, rendendo così tangibile un substrato emotivo che andasse oltre la mera imitazione del vero: un’arte insomma “sentita”, che «si faceva più per istinto e poesia che per cultura e ragionamento» (Schettini 1954, p. 17), assai diversa cioè dalle ricerche dei più “freddi” pittori nordici. A questa fondamentale conquista estetica Pratella giunse guidato anche da altri indiscussi maestri della scuola napoletana: innanzitutto Edoardo Dalbono che, probabilmente quale migliore continuatore della poetica di Giagante, riuscì come è noto sempre a raffigurare il capoluogo partenopeo con feconda e mirabile capacità immaginifica, forse aprendo per primo gli occhi ad Attilio sulla natura profondamente ed autenticamente fantastica del paesaggio di Napoli e dintorni. L’altro modello è da ricercarsi invece nella produzione di Giuseppe De Nittis, che nel superamento della tradizionale dicotomia luce-ombra, ovvero nel trattamento di quest’ultima come luce di diversa specie, degrado del colore e non assenza di esso, era pervenuto in modo del tutto indipendente ai medesimi principii teorici dell’Impressionismo francese (ed infatti Pratella non sentì mai il bisogno di seguire questa corrente tanto di moda, ritrovando in Napoli ed i suoi pittori tutto ciò di cui necessitava per la propria arte!).
    L’opera proposta ci pare mostri influenze evidenti dei grandi artisti sopracitati: gli aranci ed i rosa tipicamente dalboniani saltano subito all’occhio, ad esempio, nonostante nello schema compositivo del dipinto essi vadano a delineare la linea dell’orizzonte, che così sembra quasi balzare in primo piano; ancora più lodevole, tuttavia, appare all’occhio esperto l’ampio ventaglio dei toni di grigio che, pure propri di Edoardo Dalbono (ed in parte di De Nittis), di quella pittura cioè vagamente opalescente che come la madreperla adornante le Sirene della celebre “Leggenda” restituiva un’immagine di Napoli vaporosa ed eterea, erano in realtà già parte integrante e peculiare della tavolozza di Attilio Pratella, che seppe sempre declinarli con una poetica malinconia che pare connaturata agli artisti settentrionali.
    Fra le molte opere del maestro bolognese in grado di suggerirci la stagione e talvolta l’orario (grosso modo, almeno) di esecuzione, che pure Pratella stesso spesso annotava, tanto che più critici hanno parlato di «pittura barometrica», la tela in asta sembra in conclusione non fare eccezione, immergendo coi suoi «cieli di un fulgore che a poco a poco degrada dietro una collina […] mentre un senso di pace si spande all’intorno» (Schettini 1954, p. 57) l’osservatore in un caldo pomeriggio estivo sulla collina del Vomero.


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