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Asta 028 del 18/03/2023 / lotto 78

Pratella Ada

Pratella Ada (Napoli 1903 - 1929)

DIPINTI

Stima: min €6000 - max €8000
Base Asta: € 2500
  • Descrizione Lotto

    Mia madre
    olio su tela
    firma: in basso a destra
    misure: cm 60 x 80
    osservazioni: l'opera risulta pubblicata nel catalogo della mostra personale dell'autrice tenutasi a Napoli nel 1928 ed a pagina 37 della monografia dell'autrice edita nel 1998 per la Galleria Giordani di Bologna a cura di Isabella Zaniboni

    Attilio Pratella fu notoriamente costretto, nel corso della sua vita, ad affiancare alla propria arte una produzione d’artigianato che gli permise una dignitosa sopravvivenza, innanzitutto nella città di Napoli che, pur non avendogli dato i natali, egli amò sinceramente, mai lasciandola di fatto da quel pensionato che gli permise di conoscere la città poco più che ventenne. Nel capoluogo partenopeo il pittore lavorò dunque prima per l’antiquario Varelli di Santa Lucia (forse lo stesso ad aver impiegato tempo prima quel Rocco Lentini che all’Accademia di Bologna tanto decantò, ad Attilio ancora studente, le scuole meridionali), realizzando imitazioni delle antiche e tradizionali porcellane di Capodimonte, poi per Cacciapuoti al ponte della Maddalena, sotto la guida del quale diede vita alle “ceramiche artistiche Pratella”, oggetti dalle decorazioni assai vivide cui furono già al tempo dedicate piccole esposizioni. La vita in fabbrica, pur nelle sue ovvie difficoltà, offrì ad Attilio un vasto campionario di soggetti da ritrarre, tutti più o meno ripresi dal paesaggio semi-industriale che circondava l’area, col Sebeto che gli scorreva in mezzo, ma soprattutto permise all’artista di conoscere la futura moglie Annunziata Belmonte.
    Nunzia era figlia d’un nobile romano che, dato fondo ad ogni suo bene per il sostegno della causa garibaldina, era fuggito a Napoli per scappare dai propri creditori. Certe difficoltà, si sa, temprano il carattere, e la giovane donna certo doveva averne sviluppato uno assai forte se, quando il marito lasciò Cacciapuoti poco dopo il loro matrimonio, facendo piombare la novella famiglia in ristrettezze economiche, ella si rimboccò le maniche reinventandosi come promotrice dello stesso Attilio, contrattando in sua vece con mercanti e collezionisti un po’ per tutto il resto della propria vita.
    Se è vero che il ritratto deve saper cogliere tutti gli aspetti tanto esteriori che interiori del soggetto, l’opera di Ada proposta ci sembra trasmettere felicemente il piglio forte e deciso che della Belmonte abbiamo appena tratteggiato. La donna si staglia al centro del dipinto con sguardo severo, ammantata di una folta pelliccia che sembra quasi accomunarla ad una nobile fiera. Lo sfondo, probabilmente uno scorcio di casa Pratella, conferisce a tutta la composizione, con l’aura che è propria delle opere d’arte (unici arredi attentamente rappresentati), un livello ulteriore di poesia e reverenziale rispetto, forse rimandando inoltre all’occupazione della madre dell’autrice quale mercante delle opere del marito Attilio, come si è accennato. È curioso notare come in tutta la (breve, purtroppo!) produzione di Ada questo dipinto venga così a costituire un vero e proprio unicum, considerando che Annunziata è usualmente e preferenzialmente ritratta in una dimensione più intima e familiare, spesso intenta nel ricamo e nel cucito o, talvolta, in cucina. Comunque la grande tela, esposta fatalmente alla seconda ed ultima personale di Ada (quella del 1928 presso “La Compagnia degli Illusi”), rivela nell’impianto tutta l’attenzione che la sua autrice, pur guardando certamente alle novità artistiche del proprio tempo, riservò sempre ai grandi maestri suoi predecessori. Risulta significativo in proposito ricordare che «tra i suoi tesori Ada conserva gelosamente una monografia di Antonio Mancini, con dedica autografa» (Zaniboni 1998, p. 12), ed infatti il ritratto della Belmonte ricorda quello del pittore Trussardi Volpi, un’opera manciniana di simile formato passata in asta alcuni anni or sono e certamente appartenente all’ultimo periodo romano del proprio autore: chi può dire se Ada, facendo tappa proprio a Roma in un viaggio che la condusse fino a Venezia nel 1926, abbia potuto ammirarla.

  • Informazioni Asta

    Asta 028 del 18/03/2023 del 18/03/2023 17:00.
    Via Vincenzo Mosca 31/33