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Asta 022 del 18/06/2022 / lotto 74

Viti Eugenio

Viti Eugenio (Napoli 1881 - 1952)

DIPINTI

Stima: min €2800 - max €3500
Base Asta: € 1400
  • Descrizione Lotto

    Cacciagione
    olio su cartone
    firma: in basso a destra
    su misure: cm 33 x 45,5
    osservazioni: a tergo timbri "Gallerie Mediterranea"

    Di nobili origini, Eugenio Viti nacque a Napoli il 28 Giugno 1881, è già nel 1894 egli risulta iscritto al locale Real Istituto di Belle Arti (ove ebbe come maestri Vincenzo Volpe e Michele Cammarano e come compagni Edgardo Curcio e Edoardo Pansini), da cui si licenziò circa dieci anni più tardi. Ancora desideroso di imparare ma soprattutto alla ricerca di linguaggi artistici nuovi, Viti si spostò rapidamente a Roma, ove conobbe certo esponenti della scuola pittorica locale (che pure più tardi avrò modo di influenzarlo in qualche modo) e vide probabilmente esiti delle Secessioni europee: questa esperienza dovette illuminare l’artista e, se le sue opere romane vengono riportate dalle fonti come ancora legate a certi stilemi del grande Ottocento napoletano, il nostro tornò a Napoli da convinto secessionista, comparendo pertanto fra i fondatori di quella “Secessione dei Ventitré” che cercò di portare in città quel che si andava respirando in ambito internazionale; in quegli anni inoltre Felice Casorati compì il proprio soggiorno partenopeo, divenendo amico del nostro. La conoscenza di Viti di nuove teorie e stili artistici s’arricchì ulteriormente con la partecipazione nel 1911 all’Esposizione del cinquantenario dell’Unità d’Italia (grazie all’intercessione del maestro Volpe). Lo slancio verso novità che potessero affrancarlo dal pesante ingombro della tradizione pittorica partenopea precedente fu certo percepito ed apprezzato da Umberto Boccioni, e Viti figurò pertanto fra i pochi napoletani cui fu dedicato il «Manifesto futurista ai pittori meridionali».
    In realtà l’artista si mosse per diversi anni fra due tendenze diametralmente opposte, alternando accademismo ed avanguardia, e solo negli anni Venti egli diede una direzione più precisa al proprio linguaggio pittorico, soffermandosi su un neosecentismo certamente moderno ma che non potette non tradire ancora le influenze del vecchio maestro Michele Cammarano e della pittura a corpo di questi. Non si trattò in ogni caso di un approdo definitivo, poiché il multiforme ingegno artistico di Viti ebbe modo di avvicinarsi negli anni successivi ora al Realismo magico ora al Novecento di Margherita Sarfatti, pervenendo solo verso la fine degli anni Trenta ad uno stile davvero personale, un linguaggio assai rapido e sintetico che dalle parole dello stesso artista pare rispondesse all’effettivo bisogno di concludere il prima possibile le proprie opere, anche considerando il poco tempo a disposizione che gli impegni familiari ed accademici gli concedevano. Una bella descrizione della pennellata adottata da Viti in questa fase l’ha data Marinetta Picone: «affidata alla perdita di dettaglio, all’impressione fugace che brucia i particolari e sembra cogliere i personaggi in uno stato di irrequietezza, fino a tradursi in una sorta di fuori fuoco», e queste parole ci sembrano accordarsi perfettamente a quanto ammiriamo nell’opera proposta in asta, uno dei rari esiti che l’artista realizzò nel genere della natura morta nel corso degli anni Quaranta, assieme ad una più ricca ed articolata produzione paesaggistica. Le nature morte di Viti, certo anch’esse ricollegabili alla grande tradizione della pittura napoletana seicentesca, pare gli fossero assai care proprio perché gli consentivano di sottrarsi in qualche modo alla frenesia propria della raffigurazione di soggetti vivi: «è un genere che mi riposa la mente e mi permette di studiare di più», ebbe modo di confessare l’autore stesso ad Alfredo Schettini.

  • Informazioni Asta

    Asta 022 del 18/06/2022 del 18/06/2022 18:00.
    Via Vincenzo Mosca 31/33