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Asta 030 del 27/05/2023 / lotto 120

Ferrigno Antonio

Ferrigno Antonio (Maiori, SA 1863 - Salerno 1940)

DIPINTI

Stima: min €8000 - max €10000
Base Asta: € 3000
Migliore Offerta Pervenuta:   3200
Prossima Offerta Minima:   3400
N° offerte:  2
  • Descrizione Lotto

    Veduta di Salerno
    olio su tela
    firma: in basso a destra
    misure: cm 48 x 91

    Rappresentante senza dubbio di quei pittori “costaioli” che determinarono il successo della costiera amalfitana e delle sue vedute a cavallo fra diciannovesimo e ventesimo secolo, Antonio Ferrigno di fatto visse una parabola artistica spesso solo parallela a quella degli altri rappresentanti del gruppo, a partire dalla formazione che avvenne, in giovane età, non presso lo studio di Gaetano Capone, indiscusso caposcuola, ma presso quello di Giacomo Di Chirico, pittore lucano che fu solito trascorrere lunghe villeggiature a Maiori (e che con Capone, comunque, ebbe rapporti, come alla fin fine anche il nostro).
    Ciò che tuttavia maggiormente determinò la direzione peculiare che Ferrigno diede un po’ a tutta la sua arte fu l’iscrizione all’Accademia di Belle Arti di Napoli e l’incontro con due indimenticati maestri della scuola napoletana, Stanislao Lista e Teofilo Patini, rappresentanti di quella corrente che, aggiornata alle nuove scienze del tempo ed attenta alla rivoluzionaria critica letteraria di Francesco de Sanctis, caldeggiava l’irrompere in pittura e scultura del vero in sé, privo degli orpelli tradizionalmente previsti dalla bellezza accademica di neoclassica memoria; anzi, seguendo i corsi di Patini, il giovane Antonio finì per spingersi oltre, condividendo col pittore abruzzese quegli ideali socialisti che indagavano e denunciavano sulle tele le disastrate condizioni degli ultimi della società. Furono probabilmente proprio queste posizioni, tuttavia, a far perdere al nostro il pensionato necessario a mantenersi nei propri studi, così che pensiamo oggi di poter attribuire alle sopraggiunte difficoltà economiche quella svolta pittorica che smorzò i toni di Ferrigno verso esiti più chiari e pacati e, per i gusti del tempo, in definitiva più piacevoli, così che solo negli ultimi anni dell’Ottocento l’artista cominciò a riscontrare un sincero successo presso il pubblico.
    Al contempo maturò tuttavia nello spirito del nostro una certa incoscienza, una voglia di avventura che non possiamo considerare ancora una volta scevra da necessità economiche, così che Ferrigno partì improvvistamente alla volta del Brasile, seguendo quell’esotismo che spingeva al tempo tanti artisti verso le Americhe così come nel corso del diciannovesimo secolo li aveva condotti a Oriente. Proprio il Brasile, del resto, costituiva una meta allettante all’epoca grazie al governo illuminato dell’imperatore Pedro I e successivamente di suo figlio Pedro II, nonché per l’arrivo del sovrano esule portoghese Don Joao VI, attento e sensibile patrono delle arti. Nonostante ciò, l’arrivo del pittore italiano gettò un certo scompiglio nel panorama culturale della terra sudamericana, rigidamente circoscritto al tempo fra i dittami dell’accademismo: si immagini solo quanto rivoluzionaria potesse allora sembrare la pennellata nervosa e poco definita, sostanzialmente tardo-impressionista, di Ferrigno, e quanto stupore potesse destare quel suo modo di stendere il colore in impasti assai materici! Fatto sta che lo stile del nostro, certo proprio della scuola d’Italia meridionale ma, considerato il contesto, definibile più generalmente europeo, s’impose rapidamente con la propria caratteristica libertà compositiva nel paese, cambiando radicalmente la concezione locale dell’arte. Ferrigno del resto contribuì anche, con una iniziativa non dissimile da quella che adoperò poi per valorizzare la scuola artistica salernitana, all’allestimento di musei ed all’organizzazione di esposizione, imponendosi di fatto come protagonista della scena culturale brasiliana di fine secolo, così che, quando fu con ogni probabilità la nostalgia a farlo tornare in patria, la fama lo precedette di gran lunga, e poco dopo il suo rientro ecco già in mostra in Italia alcune sue opere.
    Questo momento ci è di particolare interesse poiché ad esso va con ogni probabilità datata l’opera in asta. All’Esposizione Zootecnica organizzata in Italia nel 1906 (Ferrigno era rientrato appena pochi mesi prima) il nostro partecipa con Divina Costiera e Salerno, due grandi tele di ovvio impegno artistico che per soggetto e stile ricordano evidentemente il quadro oggi in vendita. Ferrigno in Brasile era tornato inizialmente a quel suo afflato verista, interessandosi ad ultimi ed oppressi del paese, tuttavia la succitata malinconia per la propria terra natia l’aveva poi ancora un volta sospinto ad indugiare su paesaggi marini, riaccostandosi forse inconsciamente ai modi di fare tipici dei suoi antichi compagni “costaioli”; ecco di nuovo allora quella prospettiva allungata, posta come su di un piano diagonale, e quelle pennellate fluide, a macchie corpose di colore, particolarmente insistenti sulla resa cromatica degli effetti di luce: caratteristiche, queste, che ci sembra ritrovare tutte nel dipinto oggi riemerso sul mercato, ancora distante da quelle tonalità decise ed accese che, nella più tarda e poi finale fase produttiva di Ferrigno, caratterizzarono la serie dei giardini, probabilmente ispirati al ricordo dei colori tropicali delle terre sudamericane.

  • Informazioni Asta

    Asta 030 del 27/05/2023 del 27/05/2023 18:00.
    Via Vincenzo Mosca 31/33