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Asta 028 del 18/03/2023 / lotto 16

Alberti Achille

Alberti Achille (Milano 1860 - Camnago, MI 1943)

SCULTURE

Stima: min €3000 - max €4000
Base Asta: € 1000
  • Descrizione Lotto

    Busto di Alfredo Catalani 1908
    scultura in gesso patinato
    firma e data: in basso a destra
    misure: cm 69 x 42 x 20

    Come Attilio Pratella, Achille Alberti reca testimonianza con la propria opera degli stretti legami sussistenti nel diciannovesimo secolo fra Settentrione e Meridione d’Italia, evidenziando in particolare le influenze che quest’ultimo, a dispetto di quanto si dica oggi, esercitò sul primo. Se infatti Pratella, ancora studente a Bologna, si lasciò incantare dai racconti di Rocco Lentini sulla pittura meridionale, decidendo infine di perfezionarsi alla già allora nota scuola di Domenico Morelli e Filippo Palizzi, così Alberti vide con certezza il “Proximus tuus” di Achille D’Orsi alla Esposizione Nazionale di Torino del 1880, volendo dunque emulare il maestro partenopeo con una commovente produzione legata a tematiche veriste e sociali.
    La potenza espressiva dei primi soggetti dell’Alberti venne poi a mitigarsi in una più matura ed equilibrata produzione che, oscillando fra classicismo e vago simbolismo, non mancò di associare alle poetiche del vero temi mitologici e letterari, ed in quest’ambito vanno collocate le grandi e splendide sculture che adornano tutt’oggi la facciata del palazzo della Borsa di Milano, dal sapore michelangiolesco. L’afflato spirituale inoltre ben s’accordava ai tempi con la statuaria funeraria e così Alberti, come molti suoi contemporanei e conterranei, realizzò varie opere oggi visibili al Cimitero Monumentale del capoluogo lombardo. La fusione in bronzo dell’opera proposta in asta si può invece ammirare presso la Cappella dei Benemeriti del cimitero Urbano di Lucca, ove il 16 Marzo del 1894 furono traslate le spoglie di Alfredo Catalani, l’infelice ma indimenticato compositore amato da Arturo Toscanini ed autore della “Wally”, dramma fondamentale nella storia della musica italiana avendo aperto la strada alle successive opere di Giacomo Puccini.
    Nel busto, poi tradotto anche in un marmo oggi conservato al Museo teatrale alla Scala di Milano, «non il fisico sofferente del Musicista aveva inteso ritrarre l’Alberti, ma l’espressione ideale […] stupendamente realizzando, ancora un volta, il già discusso criterio: dovere ogni figurazione ritrattistica coglier l’anima secreta nei tratti palesi»; questo felice commento di Giuseppe Cartella Gelardi (racchiuso nella monografia su Achille Alberti pubblicata nel 1936 per la Tipografia Esperia) pare trovare ulteriore conferma in una lettera che il 25 Gennaio del 1909 il conte Franchi-Verney della Valletta scrisse appunto all’artista per ringraziarlo d’aver ricevuto in dono una copia del busto di Catalani: in quell’occasione il mittente non poté esimersi dal confronto con un altro ritratto del musicista già in suo possesso, un «abbozzo modellato dal Bazzaro» di cui non si trovano riproduzioni e che possiamo perciò solo immaginare realizzato da Ernesto Bazzaro (fratello del più celebre pittore Leonardo), così scrivendo: «A questo Catalani del Bazzaro, che ci fa vedere il Maestro in momenti di tristezza […], fa ora riscontro opportuno il suo busto, che ce lo rappresenta gaio e vivace, per quanto poté consentirlo la di Lui melanconica natura: sono due aspetti ugualmente cari della persona dell’indimenticabile Amico».
    Alberti ebbe poi modo di omaggiare una seconda volta il Catalani, a circa dieci anni dalla realizzazione del busto, allorché nel 1919 fu apposta sulla facciata della casa milanese del musicista una targa commemorativa in marmo rosa, tutt’oggi visibile in Via Cernaia (sebbene, pare, leggermente modificata) con impresse le belle parole dedicate da Giovanni Pascoli. I versi del poeta romagnolo costituiscono forse la chiave per comprendere come il gesso in asta sia giunto in casa Pratella, ove è ritratto anche nello scorcio dipinto da Mario, nipote di Attilio. Quest’ultimo infatti ebbe modo di ricordare negli appunti delle proprie memorie l’amicizia che lo legò al Pascoli, forse (a suo dire) fra i pochi eventi notevoli degli anni di studio bolognesi, e tale legame si concretizzò nelle illustrazioni pratelliane delle prime edizioni della raccolta poetica “Myricae” (1891-1903). Senza alcuna pretesa di certezza documentaria, ed anzi con un certo grado di fantasia, potremmo dunque immaginare in conclusione che il busto di Catalani sia passato dalle mani del suo autore a quelle del Pascoli, forse proprio in occasione della realizzazione della lastra marmorea, e quindi regalato dal poeta all’amico pittore.

  • Informazioni Asta

    Asta 028 del 18/03/2023 del 18/03/2023 17:00.
    Via Vincenzo Mosca 31/33